Ipersensibilità dentinale: diagnosi e trattamento

Tra i disturbi orali più comunemente diffusi è sicuramente da annoverare l’ipersensibilità dentinale. Questa condizione, che interessa circa un paziente odontoiatrico su tre, ha una maggiore incidenza sulla donne e insorge in un range di età molto ampio, compreso tra i 20 e i 50 anni.

È assolutamente consigliato di non sottovalutare la sensibilità dentinale. Se i denti cominciano a essere troppo suscettibili al freddo o al caldo è pertanto buona norma rivolgersi al proprio dentista di fiducia, senza trascurare il fastidio provato. Nell’articolo di oggi analizzeremo nel dettaglio le cause dell’ipersensibilità dentinale e i trattamenti migliori per ristabilire il benessere del cavo orale.

Ipersensibilità dentinale: cos’è

La letteratura medica definisce l’ipersensibilità dentinale un dolore intermittente, acuto e di breve durata la cui causa è da attribuire all’esposizione della dentina a stimoli di natura tattile, termica, chimica, osmotico o evaporativa. La peculiarità di tale condizione è che il fenomeno doloroso non scaturisce direttamente da una patologia o da un difetto strutturale del dente. La sensibilità dentinale è piuttosto una reazione fisiologica propria del dente, segno della sua vitalità, ma allo stesso tempo un meccanismo di difesa da uno stimolo esterno non per forza nocivo.

Uno stato di ipersensibilità dentale è quindi conseguenza di un assottigliamento dello smalto posto a protezione della dentina e della successiva retrazione gengivale. Secondo la teoria eziologica più accreditata, quella idrodinamica, tale condizione comporta l’apertura dei tubuli dentali che compongono la stessa dentina. Questi piccoli canali contengono del fluido che viene soggetto a rapidi movimenti causati dagli stimoli esterni, andando successivamente a sollecitare il nervo pulpare e le terminazioni delle fibre nervose. Su queste sono presenti dei meccanocettori, che restituiscono all’organismo la sensazione di dolore. Una volta terminata la stimolazione, anche il fastidio correlato alla sensibilità dentinale tende a scomparire rapidamente.

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 Ipersensibilità dentale: cause

Le cause di ipersensibilità dentale sono da ricercare in quei fattori che possono condurre alla perdita di spessore dello smalto. Per comodità, è possibile classificarli in quattro macrocategorie:

  • Fattori patologici: in questo caso l’esposizione dei tubuli è favorita dagli effetti negativi di pulpiti, carie o malattie parodontali;
  • Fattori abrasivi: tra le cause di abrasione del dente si ricorda l’uso eccessivo di dentifrici abrasivi o sbiancanti, o uno spazzolamento errato, specie se compiuto con spazzolini di bassa qualità;
  • Fattori erosivi: l’erosione dello smalto è correlata principalmente ad errate abitudini alimentari, quali ad esempio il consumo di bevande zuccherate o cibi acidi;
  • Fattori parafunzionali: è il caso dell’usura legata al digrignamento dei denti tipico del bruxismo.

Condizioni di sensibilità dentinale possono essere inoltre causate da traumi, quali fratture o scheggiature del dente, ma anche da altri trattamenti odontoiatrici. Spesso il paziente può ad esempio soffrire di ipersensibilità dentale dopo sedute di sbiancamento, ablazione, scaling oppure successivamente a una recente otturazione.

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Sensibilità dentinale: problema passeggero o patologia cronica?

Per quanto la sensibilità dentinale sia un disturbo frequente e generalmente transitorio, è bene non trascurarla, in modo da evitarne la cronicizzazione. L’accortezza migliore è allora quella di segnalare prontamente il fastidio al dentista, in modo da ritrovarne le cause e stabilire insieme come procedere.

Ignorare l’ipersensibilità dentale conduce peraltro a un peggioramento generale delle proprie abitudini in materia di igiene orale, esponendo bocca e denti ad altri rischi. Molti pazienti tendono ad esempio a cambiare modo di spazzolare i denti, peggiorando magari la propria pulizia; altri dichiarano di provare più fastidio durante le sedute dal dentista, finendo per trasformare l’esperienza in poltrona in qualcosa di sgradevole.

Non sono nemmeno da sottovalutare le conseguenze sul piano della nutrizione, dal momento che un paziente affetto da sensibilità dentinale cronica potrebbe ad esempio evitare sistematicamente determinati cibi, perdendo il piacere scaturito dal mangiare o favorendo cattive abitudini alimentari.

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Ipersensibilità dentinale: trattamento

Cosa fare in caso di ipersensibilità dentinale? La sua natura multifattoriale rende impossibile una risposta unitaria. Il trattamento sarà infatti stabilito dopo l’identificazione degli elementi che hanno favorito l’assottigliamento dello smalto. La fase diagnostica sarà quindi cruciale, in quanto permetterà all’odontoiatra di escludere patologie più rilevanti e delineare la terapia. Bisogna perciò iniziare con l’eliminazione dei fattori di rischio attraverso le tecniche più adatte alla situazione individuale del paziente.

Successivamente il dentista dovrà favorire la desensibilizzazione  attraverso l’applicazione, sia domiciliare che professionale, di prodotti quali gel, dentifrici, collutori vernici o sieri a base di:

  • Nitrato di potassio;
  • Acetato di stronzio;
  • Sodio fluoruro;
  • Cloruro;
  • Sali di stagno;
  • Arginina;
  • Carbonato di calcio;
  • Nano-idrossiapatite.

Queste sostanze favoriscono inoltre la produzione di dentina terziaria e la nuova occlusione dei tubuli dentinali. La prevenzione rimane ovviamente la principale alleata contro l’ipersensibilità dentinale. Sottoporsi a frequenti visite dentistiche, mantenere una dieta equilibrata e curare l’igiene orale quotidiana sono tra le abitudini che diminuiscono maggiormente l’incidenza della patologia.

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